Acqua

PFAS: UFFICIALMENTE DISASTRO AMBIENTALE

8 Marzo 2017

Con riferimento al Comunicato di Legambiente Veneto uscito il 15 febbraio, in collaborazione con l’Ufficio Scientifico Nazionale di Legambiente ed il Coordinamento Acqua Libera dai PFAS, sono state elaborate le “10 priorità” per tutelare la salute dei cittadini del Veneto e che la Regione deve attuare per ridurre al minimo il problema della contaminazione da sostanze perfluoroalchilche nel territorio compreso tra le province di Vicenza, Verona e Padova. Qui è possibile consultare il documento integrale.
Il 15 febbraio si è tenuto inoltre, presso la sede di Confindustria a Montecchio Maggiore, l’incontro tanto discusso, promosso dall’azienda Miteni (Trissino, Vi), con le amministrazioni locali. Qui la rassegna stampa dei giorni successivi all’evento.
Con un Comunicato Stampa risalente al 20 febbraio, il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, annuncia l’avvio di una campagna di carotaggi nei territori della azienda Miteni. Secondo Legambiente questa scelta non è un’azione fondamentalmente utile, non è una novità infatti che il sito sul quale sorge l’azienda sia fortemente inquinato. Il 22 e 23 febbraio si è tenuto a Venezia, un importante simposio scientifico dal titolo “Progettare lo studio epidemiologico sulla popolazione del Veneto esposta a Pfas” che è stato reso disponibile in streaming a questo link https://salute.regione.veneto.it/videoconferenza.
Il programma del workshop riporta tutti i riferimenti agli studi finora intrapresi e i nuovi progetti previsti per i prossimi mesi.
Sono iniziati a Lonigo i prelievi per quasi 85 mila persone comprese tra i 14 e i 65 anni che vivono nell’Area Rossa, per valutare le possibili conseguenze sulla salute umana ed individuare i comportamenti a rischio per le malattie croniche degenerative. Dalle analisi svolte sui ragazzi di 14 anni risulta che nel loro sangue è presente una percentuale di PFAS superiore a trentadue volte rispetto a quella dei loro coetanei non esposti alla contaminazione. Le indagini svolte sui lavoratori dell’azienda Miteni invece hanno rivelato fino a 91.900 nanogrammi per grammo di sangue, i più esposti gli operai del settore chimico. Parallelamente allo screening sulla popolazione è stato avviato il monitoraggio delle acque di abbeverata e per uso irriguo.
Il 24 febbraio si è tenuto a Montecchio Maggiore, un incontro organizzato da un gruppo costituito da cittadini residenti nello stesso comune. Il gruppo, con l’intento di approfondire le conoscenze in merito all’inquinamento da PFAS, ha avviato un’analisi indipendente e creato una piattaforma di informazioni denominata “IL PUNTO SUI PFAS e altre questioni territoriali”. All’incontro, dal titolo “PFAS: Il punto sulla situazione nell’area contaminata. LA RIVOLUZIONE DETOX DI GREENPEACE, fare a meno dei PFC è possibile”, hanno partecipato attivisti di Greenpeace Italia con Giuseppe Ungherese, responsabile italiano della campagna DETOX e moltre altre autorità in materia di PFAS tra le quali alcuni relatori presenti anche al workshop tenutosi a Venezia il 22 e 23 febbraio. Durante la serata Greenpeace ha annunciato di aver presentato ricorso al TAR contro la Regione Veneto per le difficoltà riscontrate nell’accesso ai risultati acquisiti durante il monitoraggio delle acque. L’ematologo Vincenzo Cordiano ha invece esposto gli effetti dei PFAS sull’organismo umano e le contromisure adottate negli Stati Uniti, per il caso DuPont in Ohio. Erano presenti all’incontro i sindaci di Chiampo, Creazzo, Sovizzo e Sarego.
Il 27 febbraio 8 comuni del Basso Vicentino e Bassa Veronese (Lonigo, Noventa Vicentina, Sarego, Albaredo d’Adige, Bevilacqua, Pressana, Veronella e Zimella) hanno sottoscritto una lettera di diffida rivolta al Governo nella quale è espressa la richiesta di dichiarare l’emergenza per “disastro ambientale” oltre ad una serie di precise richieste quali la chiusura definitiva della fonte inquinante e l’abbassamento dei limiti di performance.

Il punto di vista di Legambiente
Legambiente ritiene che intervenire con la bonifica dell’area inquinata sia l’unico modo per limitare le conseguenze dell’inquinamento. Tuttavia è del tutto improbabile che la Regione sia in grado di affrontare l’enorme spesa prevista per la bonifica dell’intera area contaminata, un’area almeno tre volte più estesa rispetto a quella considerata in Ohio. Per questo motivo sarà necessario che l’intera procedura venga presa in carico a livello nazionale. Nonostante i tempi lunghi con cui si è affrontato il problema, Legambiente riconosce che la Regione Veneto è “all’avanguardia” rispetto al resto del mondo per quanto riguarda le analisi svolte e lo sviluppo di studi e ricerche scientifiche a riguardo.
Si ritiene assolutamente necessaria la chiusura definitiva della Miteni, e di conseguenza l’arresto dell’inquinamento e il ripristino ambientale. Non si tratta più di un problema della Regione Veneto ma è divenuta una questione di interesse nazionale!
E’ stata rilanciata proprio in questi giorni la campagna #bastaPFAS con la quale Legambiente chiede alla Regione Veneto che vengano sostituiti gli approvvigionamenti degli acquedotti che risultano fortemente inquinati dalle sostanze perfluoroalchiliche e si rivolge ai Ministeri competenti chiedendo di fissare limiti di performance per queste sostanze più restrittivi.
Legambiente Veneto ha costituito un gruppo di lavoro operativo per l’organizzazione di eventi, azioni, convegni e/o comunicati stampa, tutti gli interessati sono invitati a partecipare attivamente! Ricordiamo inoltre che è ancora attiva la petizione online che vi invitiamo a sottoscrivere!
Sul sito di Legambiente Veneto trovate la rassegna stampa aggiornata per tutti gli eventi citati in questo articolo.

Martina Sartori

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