Aria
12 Dicembre 2017
Anche se a novembre le piogge hanno abbassato il livello di inquinanti nell’aria continuiamo a respirare aria inquinata con gravi conseguenze per la nostra salute.
Grafico 1: numero di superamenti del valore limite di PM10 (pari cioè a 50 µg/m3) nell’anno 2017 in relazione alle precipitazioni e alle temperature registrati dalla centralina Quartiere Italia (VI). Fonte: dati ARPAV.
Il grafico mette in relazione le concentrazioni di PM10 con la temperatura media mensile e le precipitazioni medie mensili registrate dalla stazione “Quartiere Italia” a Vicenza. Possiamo notare come la quantità di polveri sottili prodotte durante l’anno si concentrino nel periodo invernale mentre d’estate il valore limite di 50 µg/m3 non è mai stato superato. Si può facilmente intuire l’importante ruolo che hanno gli impianti di riscaldamento nella produzione di inquinamento atmosferico. Molto spesso i media e la nostra attenzione si concentrano sui trasporti (smog da camion e autovetture) quando si parla di PM10, tuttavia, non bisogna dimenticare l’incidenza degli impianti termici e delle stufe a legna e a pellet, che ogni anno producono oltre 2 mila tonnellate di polveri sottili.
Secondo quanto emerso da uno studio condotto dal DRIEE (Direzione regionale dell’ambiente e dell’energia francese) un camino acceso per mezza giornata emette la stessa quantità di PM10 emesse da un’auto a gasolio che percorre 3,5 km.
La stessa ARPAV ha dichiarato che in Veneto le emissioni derivano per oltre il 65% dal riscaldamento e per il 18% dai trasporti stradali. In un anno sono 2.229 le tonnellate di PM10 prodotte nelle singole province del Veneto dovute alla combustione di biomassa legnosa.
Anche ISPRA conferma questa tendenza. Per il materiale particolato (PM10) proveniente da sorgenti antropiche, il settore maggiormente emissivo nelle aree urbane considerate è quello del riscaldamento domestico seguito da industria e trasporti su strada. Preso un campione di 73 città italiane, in media, il contributo fornito dal settore riscaldamento alle emissioni di particolato primario è pari a circa il 43% delle emissioni stimate. Le emissioni di PM10 risultano quasi sempre in diminuzione tranne nel caso di alcune città più piccole per le quali il crescente consumo di biomassa legnosa per il riscaldamento ne ha determinato un incremento complessivo. Considerando le 73 città nell’insieme, si stima che le emissioni dal settore industriale e dai trasporti su strada si siano ridotte del 63% e del 50% rispettivamente, mentre quelle da riscaldamento siano aumentate del 47% tra il 2000 e il 2012 facendo risultare una riduzione complessiva del 37%. Il riscaldamento è anche responsabile delle emissioni di ossidi di zolfo (secondo fattore emissivo dopo le industrie) di monossido di carbonio (terzo fattore responsabile dopo i trasporti e l’industria) e di biossido di zolfo.
Dal rapporto “Mal’Aria 2017” di Legambiente emerge come, le concentrazioni medie durante il 2016 su tutto il Paese (PM10 e ossidi di azoto in particolare), sono state sempre elevate e di molto superiori ai limiti consigliati dall’OMS per la tutela della salute. A far ben sperare ci sarebbe la tendenza in diminuzione dal 2011 al 2015 di questi valori. Anche se i risultati sono ancora troppo spesso legati alle oscillazioni stagionali delle condizioni meteorologiche, come dimostra l’aumento nei valori registrato nel 2015, rispetto ai dati del 2014. Negli ultimi 5 anni si registra una sostanziale situazione di stallo delle città, con una diminuzione del numero dei cittadini che prendono il mezzo pubblico e una crescita invece delle immatricolazioni di mezzi privati, mentre risulta quasi impercettibile l’ampliamento dello spazio pedonale. Ancora troppo pochi gli esempi positivi messi in campo dalle città italiane negli ultimi anni, non sufficienti ad invertire il trend emergenziale.
Il 2 dicembre 2017 è partita la campagna ARPAV “Cambia l’aria” di informazione e sensibilizzazione dei cittadini sulla qualità dell’aria che respiriamo. È chiaro che per ridurre l’inquinamento urbano sono necessari interventi mirati da parte delle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, anche i cittadini, attraverso alcuni comportamenti, possono fare la loro parte.
Ecco dunque una serie di consigli tratti dalla nuova campagna ARPAV per contribuire ad una migliore qualità dell’aria:
Elena Ceretta e Giulia Dalle Palle