Educazione
15 Marzo 2023
Il futuro del nostro pianeta si basa sulla nostra capacità di rivoluzionare i modelli di vita e di sviluppo mirando alla piena circolarità. In questa ottica è impossibile escludere dalla nostra riflessione il tema della moda e dell’abbigliamento, elementi fondamentali per la nostra vita personale e quella economica dei Paesi.
La produzione e il consumo del tessile, a livello europeo, rappresenta la terza causa di consumo di acqua e di suolo, mentre è in quarta posizione per inquinamento atmosferico ed emissione di climalteranti.
Riguardo al consumo e allo scarto, i numeri sul tessile sono terrificanti: sin dalla lavorazione in fabbrica, di tutti i tessuti ne viene scartato in media tra il 25 e il 40%, senza grandi possibilità di recupero (1).
Se uniamo questo modello di scarto a quello individuale annuo del consumatore, i numeri diventano elementi urgenti su cui riflettere a fondo: ogni anno, in UE, sono buttati e resi rifiuti 58 milioni di tonnellate di tessili, l’equivalente di 11 chilogrammi di tessuto a persona (2).
Eppure, nonostante lo scarto impattante di risorse che potrebbero essere recuperate in buona parte, la produzione aumenta esponenzialmente: tra il 1996 e il 2018 i prezzi dell’abbigliamento nell’UE sono diminuiti di oltre il 30% rispetto all’inflazione, ma la spesa media delle famiglie per il tessile a scopo d’abbigliamento è aumentata dal 2000 al 2018 del 14%, mentre del 17% per il tessile per la casa (3).
Quindi osserviamo un quadro in cui la popolazione, negli ultimi vent’anni, acquista e consuma quantitativamente molto di più. Assistiamo da tempo all’ascesa rapida di un’industria del tessile che sviluppa un modello di vendita per cui il consumatore acquista un capo ad un prezzo stracciato rispetto il costo effettivo di produzione e di manodopera; il tutto, concedendo alla catena produttiva di giocare a ribasso a livello di qualità e sostenibilità dei materiali. La percezione che ne risulta a livello popolare è di poter beneficiare di basse spese per grandissime quantità di prodotti, con un accesso al consumo praticamente istantaneo: ma a quale costo accettiamo questo sistema?
L’Unione Europea ha affrontato il tema dell’inquinamento legato al tessile, provvedendo a intervenire, attraverso la Strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari, pubblicata lo scorso 30 marzo. A partire dagli spunti della Commissione Europea, è necessario educare, attraverso i social e le proposte locali ad una vera e propria rivoluzione del modo in cui ci si veste e sveste, trasformando tutto quello che per comodità e fretta rendiamo rifiuto in possibilità di rigenerazione, scegliendo con coscienza sostenibile quanto e dove acquistare abiti nuovi e usati, per costruire una rivoluzione dal basso, che manifesti il dissenso verso un sistema che, ancora una volta, sfrutta persone e risorse per allargare i propri profitti.
Note:
1. Fonte: Designing for circular fashion: integrating upcycling into conventional garment manufacturing processes – Fashion and Textiles.
2. Fonte: EMF A New Textiles Economy: Redesigning fashion’s future A New Textiles Economy: Redesigning fashion’s future.
3. Fonte: JRC (2021) Circular economy perspectives in the EU Textile sector, pag. 27.