Acqua

Comunicazione alla stampa sul rischio alluvione – 11 Novembre 2012

18 Novembre 2012

Egregio Direttore,

passata la paura, la tristezza e la rabbia, lasciate passare anche le prime reazioni a caldo, è il momento di qualche riflessione un po’ più approfondita su quanto è successo domenica 11 novembre a Vicenza, con la consapevolezza che non è solo Vicenza, è tutta un’Italia che viene giù, che frana, che è allagata.

È in tutta Italia che c’è da far nascere una nuova cultura, di attenzione e di assunzione di responsabilità nei confronti del territorio, dell’acqua, dei cambiamenti climatici e del rischio idrogeologico.

A noi sembra ci sia qualcosa di stonato in questa “voglia di cassa di espansione” che sta prendendo tutti. Da tempo stiamo ed abitiamo in un territorio in cui si è costruito tanto e male, si è costruito lungo i fiumi, e troppo: la cosa migliore sarebbe avviare una seria delocalizzazione.

Ma se fossero di numero limitato i fabbricati da delocalizzare, lo si potrebbe anche fare, così, con i quantitativi che ci troviamo a dover spostare altrove (dove?) possiamo capire che un bacino di laminazione diventa utile. Ciò che è sbagliato è che questa proposta è stata, e rimane, l’unico approccio al problema della sicurezza della città e delle persone. Ed è ancor più sbagliato se diviene un alibi per non pensare e non fare altro.

Perché tuttora si continua a fare urbanistica come se il territorio fosse infinito e come se non ci fossero migliaia di alloggi vuoti; ciò che non serve, o meglio serve solo alla speculazione ed alla crescita grigia, occupa spazio e suolo, diminuisce la capacità di assorbimento del terreno, devia i problemi, li sposta più in là e li aumenta a dismisura.

Ma anche le costruzioni attualmente presenti devono essere ripensate. Le città si devono rinnovare accettando la sfida dei cambiamenti climatici, che ci sono e saranno sempre di più nel prossimo futuro. Quindi case a zero emissioni, tetti verdi, piante e filari arborati, sistemi di recupero e ricircolo dell’acqua, sistemi che aumentino le capacità di invaso anche in ambienti molto costruiti, continuo monitoraggio e revisione della rete di scolo in funzione delle maggiori probabili portate, ecc…

Le città resilienti sono la nuova frontiera della politica urbanistica, da concepire e da mettere in cantiere, prima di ogni altra cosa.

E se allarghiamo lo sguardo oltre i confini della città, a quello che si sta realizzando, a quello che si ha in mente di realizzare, non possiamo non considerare la viabilità. I comitati attivi sulla questione Pedemontana hanno proposto di fermarsi e ragionare sulla SPV stessa, ma anche sulla Valdastico e sulla Nuova Valsugana. È una posizione che Legambiente condivide ed appoggia in pieno.

Rinunciando ad alcune grandi opere dai costi elevatissimi e dagli impatti ambientali enormi e scegliendo, invece, di intervenire nella riqualificazione delle strade esistenti e nel potenziamento delle ferrovie, si potrebbero attivare risorse oltre che per la mobilità pubblica, cosa di cui si ha in questa regione estremo bisogno, anche per la tutela e la messa in sicurezza del territorio, riducendo contemporaneamente un fattore di rischio accertato e pesante.

Proprio un anno fa a Vicenza, nel corso di un convegno sul dissesto idrogeologico, Legambiente ha lanciato l’idea del Servizio Civile Nazionale per la difesa del suolo e la manutenzione del territorio, imperniato sulla formazione e sul volontariato attivo, proponendo come prime città in cui attivare i progetti Genova, Vicenza e Messina.

Ora quella proposta è stata portata avanti dalla nostra associazione e presentata al Ministero, ma, dopo un primo momento in cui sembrava potesse arrivare in porto, è stata falciata dai tagli e dall’austerità di questo momento. Ci chiediamo ora se non sia possibile riprendere quel progetto, modificarlo su scala locale, tararlo sulle problematiche specifiche della città, ed avviare così un lavoro diffuso di informazione sul rischio idrogeologico, organizzazione di esercitazione con la popolazione, pulizia degli argini, rimozione dei rifiuti pericolosi ed ingombranti, monitoraggio e segnalazione delle criticità, cura e manutenzione.

Rivolgiamo chiaramente la proposta all’amministrazione. In fondo basterebbe meno di una rotatoria in meno.

Valentina Dovigo
Circolo Legambiente Vicenza

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