Acqua

PFAS: FACCIAMO IL PUNTO

17 Ottobre 2018

Risale al 24 agosto la notizia della costituzione di un presidio organizzato dalle Mamme No Pfas presso il Tribunale di Vicenza. Cinque giorni di “occupazione” pacifica per chiedere alla Procura di Vicenza l’immediata chiusura dello stabilimento dell’azienda Miteni di Trissino, considerata responsabile dell’inquinamento da PFAS in Veneto. Azienda che nel frattempo, tra luglio ed agosto, in seguito ad un’ordinanza della Provincia di Vicenza, ha fermato i propri impianti in via precauzionale, in attesa di ulteriori accertamenti.

A seguito della Conferenza di Servizi, tenutasi il 4 settembre presso la sede della Regione Veneto a Venezia, la stessa Regione, in accordo con gli altri enti presenti alla Conferenza, ha imposto alla Miteni di presentare un progetto di bonifica della falda e dei suoli, entro 60 giorni, ovvero entro il 4 novembre 2018.

L’11 settembre a Roma i rappresentanti di Legambiente, Movimento 5 Stelle e gruppi No Pfas, sono stati ricevuti dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, al quale hanno consegnato le 14.306 firme raccolte attraverso la campagna “BASTA PFAS!” proposta da Legambiente e dal Coordinamento Acqua Libera dai PFAS, per chiedere di abbassare i limiti dei Pfas nelle acque a livello nazionale.

Nello stesso giorno, alla Commissione Ambiente e Sanità Pubblica del Parlamento Europeo si è discusso di porre limiti ai PFAS nell’acqua a livello europeo, nell’ambito della nuova direttiva europea sulle acque potabili che sarà votata ad ottobre.

A distanza di un giorno la Commissione Progettazione costituita da rappresentanti degli Enti Gestori del servizio idrico e della Regione Veneto ha esaminato due progetti di intervento proposti per affrontare la questione PFAS. Il primo progetto riguarda la costruzione di una condotta di collegamento di 19 Km fra Montecchio Maggiore, Brendola e Madonna di Lonigo, per servire acqua non contaminata alle centrali acquedottistiche di Brendola, Sarego e Lonigo. Un progetto di un costo complessivo di 17,9 milioni di euro e verrà seguito dalla società Veneto Acque. Il secondo progetto dovrebbe fornire nuove risorse idriche dalla pianura ad est di Verona, direttamente al serbatoio di Lonigo. Prevede la realizzazione di sei pozzi nuovi per l’attingimento dalle falde di Belfiore e la costruzione di una condotta di 18 chilometri che da qui porti l’acqua alla centrale di Madonna di Lonigo (VI). Un intervento pari a 21 milioni di euro di competenza di Acque Veronesi.

E mentre vengono esaminati i due progetti, con l’obiettivo di provvedere ad assicurare acqua di buona qualità alla popolazione, la Provincia ha emesso una nuova diffida nei confronti della Miteni, con obbligo di sospensione delle attività e di messa in sicurezza degli impianti. Sembrerebbe infatti che, a seguito di due precedenti diffide, sia stata elaborata una relazione dalla quale risulta che «La prova di tenuta su tre pozzetti, due canalette e cinque bacini di contenimento sono risultate negative».

Una quarta diffida ha portato la Miteni a sospendere le attività produttive, almeno per il tempo necessario a sistemare e poi far collaudare i pozzi e le canalette.

È del 21 settembre la notizia che l’ONU chiede la messa al bando di PFOA e PFOS, non solo nella realizzazione di pentole antiaderenti. Condividiamo due articoli di approfondimento:

https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/29005-pfas-onu-messa-al-bando-pfoa

http://www.brsmeas.org/Implementation/MediaResources/PressReleases/POPRC14PressReleases/tabid/7685/language/en-US/Default.aspx

Recente la notizia della sospensione delle attività, decisa dall’azienda Miteni, per la durata di circa tre mesi, al fine di effettuare manutenzioni e bonifiche. Lo ha comunicato la stessa azienda ai lavoratori, i quali hanno appreso la notizia con non poco allarme. A seguito di questo annuncio i sindacati hanno richiesto un incontro con il Prefetto di Vicenza, tenutosi lunedì 8 ottobre. Ora le preoccupazioni, oltre che sul piano sanitario, sono anche su quello occupazionale dei lavoratori dell’azienda, che dovranno ricorrere alla cassa integrazione. Le rappresentanze sindacali dei lavoratori della Miteni dichiarano i loro timori e chiedono che si costituisca un tavolo di regia per affrontare la situazione.

Martina Sartori

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