Acqua
20 Gennaio 2017
Il 26 dicembre scorso è uscito il Comunicato Stampa della Regione Veneto annunciando che la Giunta Regionale ha avviato i piani di monitoraggio per verificare la presenza e incidenza dei PFAS sulla popolazione e sui prodotti alimentari. Si tratta di due fondamentali piani di intervento: Il “Piano di Sorveglianza sulla Popolazione Esposta alle sostanze Perfluoroalchiliche” e il “Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche in alcuni ambiti della Regione del Veneto”. Da quanto risulta dallo stesso Comunicato la Giunta ha disposto a questo scopo un ulteriore finanziamento di 400 mila euro.
È stata individuata l’area di massimo impatto sanitario definita come “Area Rossa”, riconducibile a 21 comuni distribuiti tra le province di Vicenza, Verona e Padova. L’area rossa è stata inoltre distinta in Area Rossa A ed Area Rossa B sulla base di parametri di contaminazione delle acque superficiali e profonde, e dell’approvvigionamento idrico.
Il piano di monitoraggio sulla popolazione interessa circa 85 mila persone di età compresa tra i 14 ed i 65 anni. Il Piano si propone di caratterizzare l’esposizione a PFAS delle persone che risiedono nelle aree contaminate e valutarne gli effetti sulla salute dei soggetti esposti.
Il Piano è esteso alle cinque Aziende Ulss coinvolte (Ovest Vicentino, Vicenza, Verona, Legnago e Este) e la fase operativa verrà coordinata dall’Ulss 5 (Ovest Vicentino).
Sono già state inviate le prime lettere di convocazione per partecipare allo screening volontario. Si tratta di uno screening oncologico rivolto a tutti i cittadini interessati con una chiamata ogni due anni, tutte le prestazioni e le eventuali cure che dovessero emergere necessarie saranno esentate da ticket. I primi ad essere chiamati sono i ragazzi di 14 anni in quanto l’eventuale elevata concentrazione di PFAS nel sangue e/o di rilevanti alterazioni metaboliche in tali soggetti potrebbe risultare più rappresentativa del tipo di incidenza che queste sostanze hanno sulla salute umana.
Nel documento che ha per oggetto lo “Studio Campionario di Biomonitoraggio” redatto dall’Istituto Superiore della Sanità (ISS) del 20 aprile 2016 vengono riportati i limiti di performance (obiettivo) ammissibili per le sostanze perfluoroalchiliche.
Il rischio sanitario dovuto all’assorbimento di sostanze perfluoroalchiliche nel sangue non è assolutamente da sottovalutare, questo è quanto risulta dagli studi condotti dal Sistema Epidemiologico Regionale (SER) e dal Registro Tumori del Veneto (RTV), volti a valutare lo stato di salute della popolazione esposta dalla contaminazione da PFAS.
Vincenzo Cordiano, ematologo, presidente della sezione di Vicenza e referente regionale per il Veneto dell’Associazione Medici per l’Ambiente-ISDE Italia Onlus conferma che i risultati di questo studio «…dimostrano un aumento di mortalità per alcune malattie non neoplastiche nelle zone contaminate: cardiopatie ischemiche sia negli uomini che nelle donne, rispettivamente +21% e +11%; malattie cerebrovascolari + 19% nei maschi; diabete mellito (+25%) e Alzheimer (+14%) nelle donne.» e sottolinea anche «Lo stesso studio del SER rileva inoltre nella popolazione dei 21 Comuni più inquinati, in entrambi i sessi, una prevalenza significativamente maggiore del riferimento regionale di dislipidemie e ipotiroidismo. Queste sono malattie la cui eziopatogenesi è legata anche ai meccanismi d’azione degli interferenti endocrini, categoria di sostanze chimiche cui appartengono i PFAS.».
La relazione redatta dopo uno degli ultimi incontri della Commissione Tecnica PFAS della Regione Veneto e firmata dal presidente della Commissione PFAS e Direttore Generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione, Domenico Mantoan, porta alla luce un nuovo studio sui problemi sanitari causati dalla contaminazione da PFAS. È stato rilevato infatti un importante incremento di disturbi in donne in gravidanza e neonati nelle zone interessate dall’inquinamento da PFAS. Questo è quanto emerge da un documento del 29 settembre 2016, redatto dal Registro Nascita-Coordinamento malattie rare Regione Veneto avente per oggetto lo “Studio sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS)”. Si evidenzia un incremento del rischio di pre-eclampsia e diabete gestazionale per donne in gravidanza che vivono all’interno dell’Area Rossa di contaminazione oltre al rischio di malformazioni più importanti come anomalie del sistema nervoso e del sistema circolatorio e cromosomiche. È stata inoltre riscontrata la prevalenza di SGA (neonati con peso e dimensioni inferiori a quelli attesi) più elevata rispetto alle diverse aree indagate in Veneto. I risultati emersi sono in linea con la letteratura scientifica internazionale relativa ai PFAS e suggeriscono la necessità di ulteriori approfondimenti.
Nella relazione della Commissione Tecnica PFAS viene considerata l’intenzione di verificare l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dalla Regione Veneto all’azienda “Miteni” di Trissino identificata da CNR e ARPAV come principale fonte di contaminazione da PFAS.
È stato inoltre approvato il “Piano di campionamento per il monitoraggio degli alimenti in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche in alcuni ambiti della Regione del Veneto” con l’obiettivo di stimare il livello di contaminazione da PFAS nelle principali produzioni agro-zootecniche presenti sul territorio comprese nell’area a rischio (sia di aziende industriali che familiari/per autoconsumo) ed individuare i livelli di sicurezza di tali contaminanti negli alimenti.
Le osservazioni di Legambiente sono volte a spingere la Regione ad impegnarsi su più fronti con il fine ultimo di risolvere al più presto l’emergenza PFAS ed espletare il ruolo che le compete di tutela della salute di tutti i suoi cittadini.
Legambiente denuncia il fatto che il piano di monitoraggio sulla popolazione interessa persone di età compresa tra i 14 ed i 65 anni escludendo quindi i neonati e gli over 65, cioè le fasce d’età che risultano essere più esposte a disturbi correlati alla presenza di PFAS nel sangue, come riportato anche in letteratura. Le chiamate allo screening inoltre non saranno più come precedentemente annunciato con periodicità annuale ma avverranno ogni due anni, limitando quindi la possibilità di diagnosi e prevenzione.
Rimangono varie e confuse le informazioni relative ai finanziamenti stanziati dalla Regione Veneto a favore degli interventi previsti per l’abbattimento dell’inquinamento da PFAS, in particolare sul territorio circoscritto all’interno dell’Area Rossa.
Legambiente si auspica, come primo step, l’abbassamento dei livelli nazionali di performance ammissibili per le sostanze perfluoroalchiliche ed il raggiungimento, come obiettivo finale, del cambio di approvvigionamento idrico dei territori interessati dalla contaminazione.
Ribadisce infine la necessità di creare un tavolo di discussione anche e soprattutto con la società civile, per coinvolgere la cittadinanza tutta con lo scopo di coordinare e condividere le azioni da attuare a livello territoriale.
Oggi i PFAS, domani una nuova tipologia di inquinanti, la Regione Veneto deve intraprendere un percorso per delineare linee guida ed azioni efficaci e risolutive per affrontare l’emergenza, che sia dovuta all’inquinamento delle acque, del suolo o a quello dell’aria!
Martina Sartori