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LIBRO: “OLTRE GOMORRA”

15 Febbraio 2017

Nunzio Perrella è un camorrista pentito. Meglio, un collaboratore di giustizia che ha permesso, negli anni successivi al 1992, l’operazione “Adelphi” e il primo processo alla rifiuti connection camorrista. A quei tempi era il boss del quartiere Traiano, ma un “colletto bianco”: niente omicidi, niente estorsioni né violenza. Ma traffico di droga e imprenditoria legale, o legale alla napoletana. E’ stato condannato per associazione mafiosa e traffico di droga e armi, s’è fatto quattro anni di galera, ora è un libero cittadino che non ha pendenze con la giustizia. E’ uscito dal programma di protezione, quindi non è più tecnicamente un collaboratore di giustizia. E parla di nuovo. Dice che quel che lui ha raccontato, e cioè tutta l’organizzazione del traffico illegale dei rifiuti, è stata sottovalutato, per usare un eufemismo. Nel suo “verbale illustrativo” c’era tutto: i nomi dei camorristi, degli imprenditori, dei politici, quelli delle società, gli intrecci d’affari, i percorsi della monnezza dal nord al sud. Ed era il ’92. La magistratura ha fatto un’inchiesta, istruito un processo puntando solo alla camorra e non a tutto il resto. Risultato: per vent’anni tutto è continuato come prima, e in gran parte continua anche ora. La sua frase d’esordio negli anni è diventata un mantra. Disse al primo interrogatorio:”ma quale droga, dottò. Oggi la munnezza è oro”.

Meno nota la seconda parte della frase: . Partendo da queste affermazioni, rinnovate con indignazione, il libro cerca di spiegare per quali motivi non si è riusciti, o piuttosto non si è voluto, combattere la rifiuti connection. Perché toccava, e tocca, una trafila di poteri – criminali, economici, amministrativi, politici – che procurano vantaggi a molti, moltissimi. Dalla storia del personaggio Perrella si passa ad un registro più ampio, nazionale, in cui si muovono industriali grandi e piccoli, i burocrati degli enti locali e dei ministeri, alti gradi delle forze dell’ordine, le commissioni parlamentari, deputati e senatori. Tutti con nome e cognome, azioni benemerite e misfatti. Non c’è una riga di fiction, tutto è documentato. Insomma, per vent’anni si è saputo, e sempre di più, ma non si è voluto fare quasi nulla, complici leggi insufficienti lasciate tali e malafede politica. Così si è arrivati alla Terra dei fuochi, che non è solo al Sud, ma anche al Nord: solo che lì è una terra di braci sotterrate. Si ripercorrono vent’anni di cosciente impotenza: visti tutti assieme, danno la dimensione delle responsabilità pubbliche. Tanto che si potrebbe coniare un termine molto forte: ecomafia di Stato. Questo peraltro non è – va sottolineato – un libro sulla rifiuti-connection: da lì si parte per arrivare ai molti mali d’Italia. Per questo il testo è di strettissima attualità.

La scrittura

Ho cercato di mettere assieme tutte le informazioni nella forma di un lungo racconto, anzi di più racconti che si intersecano. Non c’è assolutamente nulla di romanzato. Credo di essere sfuggito alla definizione di “saggio”, piuttosto è un libro d’inchiesta. Da notare che molte delle informazioni sono note, ovviamente, ma soprattutto agli addetti ai lavori, cioè a chi si è interessato di questi argomenti. Per di più sono apparse sulla stampa, quindi effimere. Credo sia la prima volta che vengono raccolte insieme per dimostrare una tesi, almeno ci ho provato. Esistono naturalmente diversi testi sui rifiuti e la camorra, è inutile elencarli, ma la tesi di questo libro appare per la prima volta. Sostenere che c’è stata una “Ecomafia di Stato” non vuol dire una “diminutio” delle responsabilità della camorra, né tantomeno di quelle degli industriali, il vero motore di tutta la faccenda. Si è adoperato uno stile giornalistico per cercare di rendere più gradevole e veloce il racconto. Alcune mitragliate di dati possono apparire magari un po’ pesanti, ma si è scelto di fare così proprio per sbattere in faccia al lettore una realtà fatta anche di numeri che si commentano da soli.

(L’autore)

Il protagonista

Nunzio Perrella è un signore di 68 anni che cerca di rifarsi una vita facendo quello che ha sempre fatto, l’imprenditore. A suo tempo, un imprenditore molto disinvolto, come peraltro la gran parte dei suoi colleghi, compresi i grandi nomi dell’industria italiana. Oggi fa fatica a farlo, perché lo Stato non gli dà una nuova identità. Come pentito, ha anche intuibili problemi di sicurezza personale, ma è uscito dal programma di protezione e non ha più la scorta. Nell’ambiente dei rifiuti è molto conosciuto: è stato il primo camorrista ad intuire il business. E’ molto conosciuto anche tra i giornalisti d’inchiesta, che in questi mesi lo braccano per interviste e testimonianze, dato il tema d’attualità. Ma Perrella tace e parla nel libro.

L’autore

Paolo Coltro ha un po’ più di sessant’anni. Ha sempre fatto il giornalista. Una carriera “normale” in provincia, quasi sempre nel gruppo L’Espresso – Finegil, cioè i giornali locali del Nordest. Ha cominciato come cronista di giudiziaria. Da giovane, per anni, ha fatto il corrispondente di “Repubblica” da Padova e Veneto. Poi è uscito dal gruppo per fare il direttore di “Nuova Vicenza”. Subito dopo collaboratore di “Corriere della Sera” e “Sette”. Rientrato in Finegil, è stato caporedattore della “tribuna di Treviso” e poi caporedattore dei quattro (poi cinque) quotidiani del gruppo per il settore cultura. Se n’è andato circa un anno fa, spontaneamente, perché non sono più tempi per fare cultura in giornali locali. Attualmente collabora con il “Corriere del Veneto” (Rcs) e ogni tanto con il “Corriere della Sera”.
Ha scritto alcuni libri: due sulla storia di Padova (con le foto di Uliano Lucas); “Tempora e mores. Cronache da un veneto provvisorio”, edito da Cleup su suggerimento della cattedra di italianistica dell’Università di Padova: è una raccolta di pezzi già pubblicati a tema culturale e di costume; un libro sullo scultore Elio Armano; altre piccolezze.
E’ anche fotografo: un catalogo, cinque mostre, foto in un paio di (piccoli) musei.
Vedere in internet per info più estese ed obiettive.
Oltre Gomorra

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