Aria
10 Marzo 2012
Lettera inviata al Giornale di Vicenza in data 01.02.2012
Egregio direttore,
è dai primi di febbraio del 2002 che Vicenza si è dotata di centraline per la rilevazione delle polveri fini PM10, e da allora ad oggi sono stati 10 anni di inquinamento, 10 anni di battaglie di cittadini, comitati, associazioni, artisti,…
Ancor prima che entrassero in funzione le centraline, Legambiente Vicenza aveva richiamato l’attenzione sull’inquinamento della città, purtroppo con scarsissimi risultati in termini di provvedimenti presi. Si pensava allora che la consapevolezza data dalla “verità dei dati” smuovesse le paure e gli immobilismi e portasse a una svolta. Dopo questi 10 anni non possiamo che ricrederci: la qualità dell’aria in città non è migliorata, PM10 e PM2,5 ritornano puntualmente con pesanti e gravi ricadute sulla nostra salute; se va meglio, va meglio solo perché piove o tira vento. Nemmeno l’introduzione di nuove norme o la paura di sanzioni sono state utili per determinare un’inversione di tendenza.
La storia di questi anni ci ha consegnato una città con strade più pericolose, trasformate dalle rotatorie, che in qualche caso hanno sì allentato la congestione ma non hanno prodotto alcuna riduzione durevole dei livelli di smog. E sempre in questi 10 anni non c’è paragone, a tutti i livelli di responsabilità politica, fra ciò che è stato speso per nuove strade, autostrade, superstrade, bretelle, raccordi… e ciò che è stato destinato alla mobilità alternativa in ambito urbano ed extraurbano.
Non è per piangere né per far leva sulle emozioni facili, ma di quante morti e malattie abbiamo ancora bisogno prima di deciderci finalmente, culturalmente e politicamente, a imboccare una nuova strada? La strada di chi ha compreso che dall’intasamento dei quartieri e dall’inquinamento atmosferico non si esce con la realizzazione di nuove infrastrutture, per le quali tra l’altro è sempre più difficile trovare spazio, ma con una “trasformazione della mobilità” e una “rigenerazione delle città”. Se i soldi scarseggiano o mancano del tutto, cerchiamo di lavorare con ciò che c’è già: le strade esistenti in questo momento sono la nostra risorsa, sta a noi modificarne l’uso.
Rimodellare la città destinando più vie ai mezzi pubblici, alla ciclabilità, alle ZTL e ai pedoni, ridisegnare gli spazi prevedendo e organizzando un uso diverso per ciò che è attualmente occupato in modo preponderante dal traffico veicolare privato. Gli strumenti politici e tecnici ci sono. Ed evidentemente assicureranno reali vantaggi solo se attuati su aree vaste, su scala interregionale: ma iniziamo a lavorare, non a discutere a chi tocchi l’onere o l’onore di partire per primo.
La lotta allo smog, cioè la lotta per città e quartieri più vivibili, ha bisogno essenzialmente di due cose: in primo luogo che sappiamo attivare un nuovo immaginario collettivo, la città pulita e la mobilità alternativa non la sappiamo proporre e costruire perché non la sappiamo neppure immaginare, vittime tutti di troppi luoghi comuni e troppo comode abitudini consolidate. In secondo luogo ha bisogno di sindaci determinati a lasciar andare la paura e consapevoli di poter traghettare le nostre città verso un nuovo modo di vivere.
Valentina Dovigo
Circolo Legambiente Vicenza