Aria

Feste Natalizie, Carbone sotto l’albero per Vicenza

23 Dicembre 2016

Per l’ennessimo anno consecutivo il tema dei PM10, l’inquinamento dell’aria dovuto alle polveri sottili generate dalle combustioni inquinanti, anche dette micropolveri, riempie la cronaca dei quotidiani locali e regionali durante l’intero arco del mese di dicembre.
Nella fattispecie a Vicenza dove, nei primi 22 giorni di dicembre, il limite giornaliero dei 50 microgrammi per metro cubo d’aria è stato sforato ben 20 volte toccando, ad oggi, il picco massimo nel giorno 12 quando è stato registrato dalle centraline un tasso di ben 94 mg per metro cubo d’aria: pressoché il doppio del limite di legge consentito.

(elaborazione propria su dati ARPAV)

Purtroppo i dati non inducono all’ottimismo per quello che riguarda le province venete.
Il triste primato parla chiaro: nella seconda settimana di dicembre le province di Vicenza, Treviso, Padova e Venezia hanno superato il limite consentito per sette giorni consecutivi.
Nel totale, sono addirittura sei su sette le province venete che hanno ampiamente sforato i 35 giorni all’anno concessi, per legge, con la sola eccezione di Rovigo e la new entry di Belluno nell’area Feltrina.
Il problema dell’inquinamento torna quindi ad acuirsi nell’intera pianura padana. Con il ritorno persistente della nebbia nella nostra regione, i lunghi periodi di “siccità” invernale ed una quasi totale assenza di venti, soffriamo dell’impossibilità di disperdere le polveri sottili e il Veneto rimane una delle aree più inquinate d’Europa.

La città di Vicenza in particolare, per la sua morfologia territoriale e per il clima si identifica come una delle città più colpite dallo smog tra tutte le città della Penisola e sentiamo il bisogno di una spinta innovativa verso un sistema alternativo.

In città sono scattate proprio in questi giorni le varie contromisure tra cui anche il lavaggio delle strade attraverso le pulitrici del comune (perché le polveri sottili tendono a ad accumularsi a terra e rialzarsi ad ogni passaggio di ruota), il decreto 109 che da un paio di settimane impone agli esercenti, in particolar modo quelli del centro storico, di chiudere le porte dei negozi per non disperdere inutilmente calore e per ridurre (l’inutile) consumo energetico, abbassando di 1° centigrado la temperatura fino ad un massimo di 19°C nei locali. Questa seconda misura si è scontrata purtroppo con la contrarietà di molti commercianti, più interessati a garantire ogni possibile misura pro-acquisti natalizi che la salute dei clienti.

E’ sgradevole vedere che tengono banco più facilmente le notizie legate al botta e risposta tra commercianti e amministrazione invece che le notizie davvero importanti: il certificato aumento di casi di affaticamento respiratorio e dell’ acuirsi delle patologie croniche come asma e bronchiti, di ricoveri soprattutto tra bambini ed anziani a causa dell’aria insalubre che si respira nelle ultime settimane (e andiamo ormai verso il mese).

Questi pesanti effetti devono essere contrastati immediatamente con misure non emergenziali bensì permanenti. Lo diciamo da anni: non bastano le limitazioni temporanee del traffico, le richieste alla popolazione di “fare i bravi” abbassando il termostato e usando meno la macchina, bisogna modificare realmente i comportamenti quotidiani e le scelte dei cittadini, degli imprenditori, dei consumatori.
Sappiamo che nel nostro territorio l’inquinamento atmosferico è causato per un terzo dai trasporti, per un terzo dai sistemi di combustione usati negli edifici principalmente per il riscaldamento e per un terzo dai consumi energetici e le combustioni industriali.

Questi sono i fattori su cui incidere con le scelte politiche e amministrative, siamo d’accordo con le dichiarazioni del sindaco Achille Variati che ha voluto fare un appello ai cittadini: “Piccoli gesti all’apparenza insignificanti possono determinare cambiamenti importanti. Per questo invito tutti i cittadini ad abbassare il riscaldamento di casa o del luogo di lavoro, a prediligere i mezzi pubblici o la bicicletta quando è possibile, a spegnere il motore dell’auto in sosta, a limitare al massimo l’utilizzo di stufe e caminetti a legna e a pellet”
Ma sappiamo che lasciare alla cittadinanza la responsabilità delle scelte non basta e rischiano di sembrare palliativi in attesa della pioggia, a riprova sia il fatto che anche se non piove e la città berica è dotata di mezzi pubblici e di sempre più percorsi ciclabili, possiamo facilmente notare come il traffico privato sia aumentato, basta un po’ di freddo a scoraggiare i cittadini e fargli prendere la macchina per ogni spostamento.

Il comune di Vicenza negli ultimi anni si è dotato di piani precisi per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, in particolare il Piano di azione comunale per il risanamento dell’atmosfera, deliberato nel 2007 ed aggiornato nel 2012 (http://www.comune.vicenza.it/uffici/dipterr/ambiente/areetematiche/inquinamento/risanamentoatmosfera.php), individua in maniera precisa una serie di azioni dirette, emergenziali e poi strutturali ed integrate per cercare di risolvere il problema e si integra con il Piano urbano della mobilità, il PAES – Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile, il Piano dell’Illuminazione per il Contenimento dell’Inquinamento Luminoso

Diverse le azioni che si possono effettivamente vedere attuate tra quelle predisposte:
i sistema di tariffazione della sosta che disincentiva l’avvicinamento al centro urbano, è notizia di ieri che dal 2008 al 2015 Vicenza ha visto aumentare in maniera considerevole le piste ciclabili, le ztl e le aree pedonali, possiamo constatare come si stia lavorando sulla calmierazione del traffico (zone 30, attraversamenti rialzati, etc…), sono ormai istituzionalizzate importanti iniziative di sensibilizzazione come le “Domeniche ecologiche” con blocco totale del traffico, ci sono alcune sperimentazioni interessanti sui percorsi casa-scuola e casa-lavoro e molto di più.
Sono anche state fatte diverse determine e delibere che limitano le temperature massime degli edifici sia pubblici che privati, o che arrivano a vietare la combustione di biomassa per riscaldamento nei periodi in cui l’inquinamento arriva a livelli allarmanti.

Ma tutto ciò semplicemente non basta, dobbiamo prenderne atto, i livelli di inquinamento sono troppo alti. Cosa fare allora?

Le politiche devono essere più incisive, non basta l’invito a mantenere negli edifici industriali e civili una temperatura massima di 19° C, bisogna controllare che l’ordinanza sia rispettata; non basta vietare le combustioni all’aperto, bisogna che gli organi di controllo verifichino e facciano applicare i regolamenti, non bastano i divieti, servono controlli e sanzioni.
Non basta dare alternative e sicurezza a chi l’auto non vuole o non può usarla, bisogna anche evitare che i cittadini scelgano di usare l’auto quando ci sono alternative non inquinanti; non è questione di vietarne l’uso, bensì di aumentare i disincentivi: se aumenta il prezzo delle sigarette ne diminuisce l’uso in poco tempo, se aumentano i costi diretti ed indiretti dell’uso dell’auto privata, dell’uso di biomasse con vecchie stufe e caldaie, allora ne diminuirà l’uso, parliamo di contravvenzioni.
Ora più che mai serve che i provvedimenti finora pensati siano verificati nell’attuazione, controllando che siano rispettate le temperature massime negli edifici, i blocchi del traffico ed i divieti di combustione. Non bastano le esortazioni come non sono bastate quando è diventata obbligatoria la cintura di sicurezza, servono anche le contravvenzioni che sono misure impopolari, ma fondamentali per il disincentivo dei comportamento sbagliati e dannosi per la salute di tutti.

Adriano Verneau

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