Mobilità
9 Febbraio 2018
Ciò che emerge dall’ultimo rapporto “Pendolaria” di Legambiente è che nel 2017 cresce di poco il numero di coloro che viaggiano in treno, è invece boom per l’Alta Velocità. A livello regionale troviamo alti e bassi: solo in alcune regioni cresce il numero dei passeggeri, in altre, invece di investire si preferisce tagliare (-6,5% dei treni regionali e -15,5% di Intercity). La fotografia che emerge è di un’Italia divisa in due: al sud circolano meno treni che al nord, i treni sono più lenti e vecchi.
In Veneto sono stati 153 mila i pendolari che ogni giorno si sono spostati con il treno, in diminuzione rispetto al 2016 (-8,8%). La situazione del Veneto è in controtendenza rispetto a quella nazionale dove i pendolari sono invece aumentati dello 0,4% rispetto al 2016. I motivi sono facilmente identificabili: servizi inadeguati per numero di frequenza e per copertura giornaliera, tagli ai treni regionali e intercity, treni obsoleti e lenti.
Se in Veneto i pendolari diminuiscono, là dove si investe, il numero dei viaggiatori cresce: è il caso, ad esempio, della Lombardia e del Friuli Venezia Giulia. Ciò ci porta a dire che il trasferimento di competenza relativamente al servizio ferroviario dallo Stato alle regioni, avvenuto ormai 15 anni fa, ha acuito le differenze nel Paese. Per quanto concerne il Veneto, a questo passaggio di consegne non è seguito un adeguato aumento nella voce di spesa dedicata al trasporto ferroviario, che incide solamente per lo 0,22% sul bilancio regionale. In pratica, i finanziamenti che provengono dallo Stato centrale vengono trasferiti direttamente a Trenitalia o ad altri concessionari senza che la Regione ne metta di propri per migliorare il servizio.
«Occorre invertire la tendenza», dice Luigi Lazzaro presidente di Legambiente Veneto, «riducendo gli investimenti su strade e autostrade e aumentando le risorse sul trasporto ferroviario regionale arrivando almeno all’1% del bilancio regionale. Se vogliamo cambiare l’aria delle città venete e sconfiggere le smog dobbiamo rendere competitivo il trasporto pubblico su ferro e la mobilità sostenibile nelle aree urbane».
Negli ultimi anni ci sono stati dei segnali positivi grazie alle politiche intraprese dal ministro Delrio che stanno dando i primi frutti: risorse per il rinnovo del materiale rotabile ferroviario e su gomma nelle città, un piano metropolitane che permetterà di aprire cantieri in diverse aree urbane, il ripristino delle detrazioni fiscali per gli abbonamenti al trasporto pubblico locale e ferroviario, e altri interventi per le ferrovie merci e la sicurezza sulla rete. Inoltre, grazie agli investimenti del Governo, di alcune Regioni e di Trenitalia, che ha messo in campo l’acquisto di 500 treni regionali, finalmente stanno entrando in circolazione nuovi treni.
La sfida fondamentale ora è quella di far aumentare le persone che si spostano in treno nelle città e soprattutto al Sud, anche per contrastare l’inquinamento atmosferico, avere città più vivibili e sostenibili. La prossima legislatura deve segnare un cambiamento: basta risorse alle autostrade, la priorità è aumentare il numero di treni in circolazione e le metropolitane nelle città.
Per rilanciare il servizio ferroviario regionale, Legambiente lancia le sue cinque proposte:
1) occorre continuare sulla linea delle politiche di Delrio con un ruolo più incisivo del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, che deve diventare il regista di una nuova politica dei trasporti in Italia che coinvolga Regioni, Comuni, concessionari e imprese. Il Ministero inoltre deve avere anche un ruolo di indirizzo e controllo.
2) Più treni sulle linee ferroviarie facendo diventare il servizio ferroviario sempre più competitivo. Per far ciò occorre potenziare nelle città l’offerta lungo le direttrici nazionali e urbane più importanti, dove è più forte la domanda pendolare e nelle aree del Paese, come al Sud, dove è del tutto inadeguata.
3) Dare priorità agli investimenti infrastrutturali nelle città perché è nei grandi centri urbani che si gioca la sfida fondamentale della mobilità italiana, cercando di superare il gap che le separa dalle sorelle europee.
4) Una politica per riportare i treni al Sud, attraverso interventi che permettano di ridurre i tempi di percorrenza e nuovi treni.
5) Indirizzare le risorse che ci sono per rilanciare gli investimenti infrastrutturali su ferro.
Per leggere il rapporto completo vai al link