Nostre iniziative
12 Dicembre 2017
È seguito uno spazio dedicato alla comunicazione da parte dei circoli durante il quale è stato presentato lo stato allarmante nel quale si trovano i boschi dell’altopiano di Asiago, causato dal modo con cui gli alberi vengono tagliati. Sono intervenuti per parlare di questo Paolo Bevilacqua del circolo Schio-Valleogra e una socia volontaria che vive nella zona interessata e quindi molto sensibile al tema. La denuncia fa riferimento in particolar modo al Monte Interrotto. La tecnica e il macchinario con cui vengono tagliati gli alberi lasciano tantissimi residui (rami e fogliame) al suolo, anche lungo i sentieri. Il lavoro di manutenzione dei boschi viene affidato dall’amministrazione a ditte forestali locali che però stanno causando veri e propri disastri. I residui lasciati là dai taglialegna, oltre a rovinare il bosco dal punto di vista estetico, impediscono la crescita di qualsiasi vegetale. Il risultato è che ci sono zone in cui non cresce più niente e dove non passa alcuna specie animale. Il circolo di Schio-Valleogra propone allora l’attività “Puliamo il bosco” coinvolgendo giovani e volontari.
Un’altra comunicazione fatta è stata la recente apertura del circolo di Rovigo, il cui presidente è Giulia Bacchiega. Giulia sta seguendo il progetto “rete-migranti”. è stato sottoposto a tutti i circoli del Veneto un questionario dove si chiede se i circoli hanno effettuato, o intendono farlo, delle attività con i richiedenti asilo. Lo scopo è quello di condividere le iniziative e fornire i dati a Legambiente Nazionale.
L’assemblea è proseguita con il tema della sostenibilità dell’agricoltura vitivinicola. In Italia vengono prodotti 50 milioni di ettolitri di vino, di cui il 20% in Veneto: una grossa fetta per l’economia del territorio. Tuttavia, sono due i principali problemi legati all’agricoltura vitivinicola in Veneto: la bassa qualità del vino e il consumo di suolo. A causa dell’attività vitivinicola, è in corso una modifica dei territori: molti terreni collinari vengono abbandonati per estendere la coltivazione di vite in pianura in quanto la macchina vendemmiatrice funziona solo in spazi pianeggianti. A ciò si aggiunge l’utilizzo di sostanze chimiche e di pesticidi che danneggia la qualità del vino e la salute dei consumatori. Le certificazioni (DOC, DOP-IGT ecc.) indicano soltanto l’origine territoriale ma non disciplinano il modo di produzione. Sono necessarie perciò delle regole di produzione al fine di applicare il concetto di sostenibilità anche all’agricoltura vitivinicola. Sono tre le proposte che Legambiente fa in tal senso: creare un gruppo di lavoro sul territorio che rafforzi la rete associativa, mettere al centro la salute e bandire l’uso dei pesticidi, tutelare il paesaggio e la biodiversità e impedire la monocultura.
L’assemblea è seguita con l’intervento del circolo Legambiente Limena (PD) che ha presentato i suoi corsi di orticoltura biologica, corsi teorici e pratici per imparare a coltivare l’orto familiare in modo biologico. Il circolo di Legambiente Saonara-Vigonovo (PD) ha invece presentato la sua iniziativa frutteto biologico didattico. Si tratta di un progetto che vede coinvolti grandi e piccoli per dimostrare che l’agricoltura ha bisogno di modelli di sviluppo virtuosi e incentrati sul ciclo naturale e non sullo sfruttamento del suolo.
Al pomeriggio sono state presentate le vertenze legali dell’associazione a livello regionale tra cui la questione di Borgo Berga e quella sui PFAS. Per quanto riguarda il tema dell’inquinamento delle acque da PFAS, è intervenuto per primo Piergiorgio Boscagin, presidente del circolo Perla Blu di Cologna Veneta e poi l’avvocato Enrico Varali. Piergiorgio, facendo il punto della situazione, ricorda che la Regione Veneto ha abbassato i limiti di PFAS nelle acque che oggi risultano essere i più bassi a livello mondiale, ma ciò non è sufficiente per tutelare la salute delle persone esposte a questo problema. Non c’è solo l’acqua inquinata che beviamo ma anche il problema degli alimenti che mangiamo che possono essere contaminati. Legambiente insieme al Coordinamento “Acque libere dai PFAS” ha lanciato tempo fa una petizione al fine di raccogliere le firme da portare davanti alle istituzioni. Così è stato fatto e il 25 ottobre 2017 sono state consegnate alla Regione le 15.000 firme raccolte. Quello che viene chiesto è l’estensione del bio-monitoraggio sulle persone esposte, il cambio delle fonti di approvvigionamento e l’istituzione di un Commissario straordinario al fine di avere un interlocutore chiaro e neutrale per coordinare le azioni.
Sulla questione di Borgo Berga, il mostro edilizio sorto insieme al nuovo Tribunale di Vicenza, alla confluenza di due fiumi, sono intervenuti Adriano Battagin del circolo Legambiente Vicenza, l’avvocato veronese Marco Mirabile e l’avvocato vicentino Francesco Buso. È stata ripercorsa tutta la vicenda che è partita negli anni Duemila con la costruzione del Tribunale. Dal 2013 é invece iniziata la battaglia di Legambiente contro questo abuso edilizio.
Ultimo intervento è stato quello di Paola Fontana di Legambiente Piove di Sacco, la quale ha parlato dell’Oasi di Cà di Mezzo, una sperimentazione di un sistema di fitodepurazione. Si chiede aiuto a chi volesse tenere aperta l’Oasi durante il fine settimana.
L’assemblea si è conclusa con l’illustrazione delle priorità strategiche e obiettivi futuri tra le quali quella di creare una rete di coordinamento per l’educazione ambientale in Veneto.
Elena Ceretta e Martina Sartori